Quando parliamo di sharing economy?

L’ Ufficio Studi Mag propone la lettura di un articolo di Marco Dotti apparso su Vita.it il 5 Dicembre 2017.

Con questo articolo l’autore entra nella discussione sulla sharing economy, chiarendo – a partire dalla voce di numerosi studiosi – che si possono far rientrare in questo ambito solo quelle esperienze basate sì sulla condivisione, ma con un approccio sociale. Da questo ambito resterebbero così escluse numerose piattaforme, come Uber, Foodora o Deliveroo,  le quali costituiscono “un fenomeno particolare, che della sharing economy mantiene solo l’apparenza e assomiglia più al caporalato o al lavoro a cottimo digitale; si parla dunque di ‘ piattaforme della gig economy”. “Queste piattaforme agiscono come veri e propri parassiti del sociale: si nutrono delle relazioni sociali ed economiche esistenti, non producono niente, ma rimescolano parti e pezzi sviluppati da altri”, come sostiene il sociologo bielorusso Evgeny Morozov.

Per definizione, invece, “la sharing economy attiene a forme di relazione di scambio (non unicamente di consumo) eticamente consapevoli basate sulla condivisione di beni spesso sottoutilizzati. (…) Insomma, la sharing economy o sarà di mutuo soccorso, cooperativa e sociale o non sarà.”

 

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Buona lettura!

Ufficio Studi Mag