Potere ai dipendenti per rilanciare un’impresa: il workers buyout a Nordest

L’ Ufficio Studi Mag propone la lettura di un articolo di Riccardo Sandre apparso su Il Mattino di Padova lo scorso 21 Marzo.

Sin dalla crisi del 2009, come scrive l’autore, “sono almeno una decina le medie aziende manifatturiere del Nordest risorte grazie ai propri dipendenti. Una tradizione, quella del workers buyout (wbo) locale, che negli ultimi 10 anni circa ha prodotto solo cooperative di successo e nessun fallimento né in fase di start up né negli anni successivi. (…) Ma è con l’estate del 2017 che si compie la più grande delle operazioni di workers buyout mai viste nel Veneto, quella della Cooperativa Fonderia Dante nata da una costola del gruppo Ferroli.”

La legge Marcora già nel 1985 ha reso questo percorso più facile, oggi in aggiunta grazie a LegaCoop, “è stato messo a disposizione un altro strumento finanziario fondamentale: Coopfond, il fondo nato per incentivare la crescita della cooperazione e finanziato dal 3% degli utili delle società cooperative iscritte alla Lega.”

«Quello che facciamo come associazione» conclude Rizzi, Presidente di LegaCoop «è essenzialmente un’analisi economico finanziaria di fattibilità ma ci occupiamo anche di un altro aspetto essenziale: lavoriamo alla sinergia di tutti gli attori che rendono possibile un workers buyout: i sindacati, gli istituti finanziari, gli strumenti come Cfi e Coopfond, i rappresentanti delle società. Una specializzazione che ci viene riconosciuta in Italia grazie anche a indici di successo massimi».

Un modello di rinascita d’impresa che ha già molti anni di storia: ne è esempio eccellente la Clm (Cooperativa lavoratori metalmeccanici) di Roncà a Verona – sorta nel 1977 con l’accompagnamento di Mag -, che ha saputo negli anni consolidarsi come realtà di primo piano nella meccanica nazionale e internazionale.

 

 

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Buona lettura!
Ufficio Studi Mag