L’uso civico e la rete dei beni comuni

L’ Ufficio Studi Mag propone la lettura di un articolo di Giuseppe Micciarelli apparso su ComuneInfo.it lo scorso 31 Gennaio.

Nell’articolo si spiega come l’uso civico e collettivo urbano, nato dalla sperimentazione pratica e teorica dell’Asilo Filangieri di Napoli, ha dato la possibilità a tante realtà, caratterizzate da una gestione collettiva e comunitaria, di essere coerentemente riconosciute anche dal mondo del diritto.

Come spiega l’autore Giuseppe Micciarelli, ricercatore presso l’Università di Salerno, “la via dei beni comuni in Italia ha in sé la peculiarità di essere sia debolezza che punto di forza, diversamente dagli studi di ascendenza economica sui commons nel mondo anglosassone (Ostrom, 1990), poichè si interroga ancora sul loro perimetro e sulla eventuale necessità di individuarne uno in forme consuete (Mattei, 2011; Marella, 2012). Infatti,  l’incertezza ha dato la straordinaria opportunità a tanti conflitti sociali di riconoscersi reciprocamente in un significante capace di riempire di senso comune lotte solo geograficamente distanti (Negri-Hardt, 2010; Dardot-Laval, 2015).   In questo modo, l’interazione tra beni comuni e spazi pubblici ha potuto scavare nuovi percorsi intellettuali a cavallo tra filosofia, diritto, economia, mondo dell’arte e scienze umane.”

Dunque, secondo l’autore, “l’idea vincente è stata immaginare una forma di gestione per cui un bene pubblico viene amministrato direttamente dai cittadini, non con un’assegnazione, ma attraverso una dichiarazione d’uso collettivo ispirata agli usi civici, un antico istituto tutt’ora vigente che rappresenta uno degli echi di quell’altro modo di possedere quasi dimenticato dall’ordinamento”.

 

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Buona lettura!
Ufficio Studi Mag