Nella notte e fino all’aurora

L’ufficio studi MAG vi propone la lettura dell’articolo di Luigino Bruni, apparso su Avvenire domenica 11 settembre, con il quale l’autore entra “sempre più nel cuore della vocazione di Isaia. (..) Ci sono delle fasi della vita di un profeta in cui capisce chiaramente che deve agire, compiere un’azione anche senza capirne il significato. In quei momenti c’è una chiarezza estrema sul che cosa fare (“JHWH parlò e disse…”), ma non esiste alcuna certezza, e qualche volta nessuna idea, sul perché vada fatto, non si comprende il senso di quel gesto.. (..)

I profeti sono significanti che non conoscono il proprio significato. Sta quasi tutta qui la gratuità-povertà-obbedienza-castità della loro vita, non poter conoscere il significato di che cosa sono e di che cosa fanno. Nei profeti allora si comprende, con estrema nitidezza, qualcosa che vale per ogni essere vivente, certamente per gli umani: non siamo padroni del senso ultimo delle nostre azioni, della nostra vita, della sua direzione e del suo significato. Siamo mistero a noi stessi.”

Si arriva poi a uno dei passi fondamentali di Isaia:

“Sentinella, quanto manca al giorno? Sentinella, quanto resta della notte? Risponde la sentinella: il mattino viene, ma è ancora notte! Se volete domandate, chiedete, tornate e domandate ancora” (21,11-12) (..): la preghiera dell’attesa e della speranza nel tempo della notte”

Potete leggere l’intero articolo qui.

Buona lettura!